lunedì 22 ottobre 2012
IL MIO IMPEGNO UMANITARIO
DI RITA BELLACOSA
Svolgo attività benefiche e lo dichiaro. Qualcuno potrebbe individuare una narcisistica ricerca di protagonismo in chi, come me, impegnandosi nel volontariato ed occupandosi di cause umanitarie e sociali, rilasci interviste ai giornali e scriva sugli stessi. In verità, mostrarsi in prima persona è fondamentale per chi voglia fare del bene. Evitare di farsi conoscere, al contrario, è sbagliato. Promuoversi non è un optional: è un dovere. Perché amplifica il risultato, permette una grande ricaduta positiva, aumenta la consapevolezza nelle proprie forze, attira nuovi volontari e utenti, richiama benefattori.
Far fruttare il lavoro degli addetti, il sacrificio dei volontari, gli sforzi degli utenti, è un preciso dovere di chi, come me, lavora per il bene degli altri .
TUTTI I DIRITTI RISERVATI. RITA BELLACOSA 2012
Per tutte le questioni relative a interviste, diritti, opzioni e altro, contattate la Segreteria di Rita Bellacosa al seguente indirizzo: segreteria.ritabellacosa@gmail.com
mercoledì 6 gennaio 2010
sabato 26 dicembre 2009
domenica 15 novembre 2009
Le piaceva esplorare nel gioco dell’amore. Conosceva l’arte del sedurre, stuzzicava gli uomini che le suscitavano interesse, facendo l’amore con gli occhi, solo per sperimentare l’esperienza. Sapeva come saettare lo sguardo, come mostrare negli occhi un desiderio che, in realtà, non sentiva, come trattenere nel tempo un uomo conquistato con le sole parole. Sapeva trarre vantaggio dal suo corpo morbido lasciando che gli uomini subissero il fascino dell’immaginazione. Si trattava sempre di una prova tesa più che altro a valutare se stessa, e la sua capacità di destreggiarsi in situazioni galanti più o meno pericolose. La presenza dell’uomo di turno era soltanto un dettaglio casuale. Conduceva le situazioni all’estremo, come prova della sua rocciosa forza interiore e della ferrea capacità di pilotare gli eventi esercitando la volontà di dominare sull’insistenza degli uomini a possederla. teorizzava, < è pura violenza, è invasione di corpi frementi. A letto occorre dimenticare qualsiasi regola o sovrastruttura, inutile sovrapposizione di fastidiosa e stridula voce sulle voci possenti dei corpi. L’uomo e la donna sono esseri animali e come tali devono agire, in preda all’istinto della passione. Il sesso è selvaggio, scomposto, illimitato. ( da LE INUTILI APPARENZE, CAP. XIII)
domenica 25 ottobre 2009
055news.it "Il nudo e il crudo": 'Le inutili apparenze', una donna bella in cerca di successo24/10/2009 - 21:04
Si può arrivare al successo rimanendo incorrotti nell’anima? La bellezza può essere d’ingombro all’ affermazione della bravura? Può l’appoggio di un “ pezzo grosso ” essere determinante persino più del Talento? A queste domande la scrittrice Rita Bellacosa, risponde con “ LE INUTILI APPARENZE ”, bel romanzo che si appresta a diventare un classico della letteratura moderna e che, di sicuro, è specchio del costume contemporaneo. Francesca, la protagonista, è una giovane donna colta e bellissima, determinata nella corsa verso il Successo. Arriva a Roma dove si imbatte in uomini potenti e spregiudicati i quali, soggiogati dalla sua spavalda avvenenza, le promettono una carriera facile e veloce. Arduo decidere di opporre a tale allettante prospettiva il proprio orgoglio ma quanto può essere gratificante il successo ottenuto grazie alla sola bellezza? Quanto vale se impone, in una sorta di tacita mutualità, di vendersi l’anima? Così la bellezza risulta un limite in una società che non premia il talento ma la rappresentazione, a volte patetica, di personaggi mediocri venuti alla ribalta grazie ad una specie di transazione umana in cui vige il principio del “ do ut des ” . E la bellezza da apparente vantaggio si muta in realtà prevaricante che accantona il talento. Corrompendo l’anima. Un monito per tante ragazze che inseguono le luci della ribalta perdendo se stesse per l’ espace d’ un instant. L’opera trabocca di colpi di scena e di situazioni piccanti ed anche, talvolta, ai confini , sapientemente costruiti, dello stucchevole. Tutto in una prosa erudita dai forti echi manzoniani. LOOKING FOR SUCCESS
Can a beautiful woman be reached the success being uncorrupted in the soul? Can the beauty be of encumbrance to the affirmation of the cleverness? Can the support of a " big " piece be conclusive more than the Talent even? To these questions the writer Rita Bellacosa answers with " The Useless Appearances ", beautiful novel that is prepared to become a classical some modern literature and that, of sure, she is mirror of the contemporary custom. Francesca, the protagonist, is a young cultured and very beautiful woman, determined in the run toward the Success. It arrives to Rome where he comes upon in powerful and unprejudiced men which, subjugated by her bold attractiveness, they promise her an easy and fast career. Arduous to decide to oppose his own pride to such tempting perspective but how much can gotten success be gratifying thanks to the only beauty? How much it is worth if it imposes, in a sort of tacit mutuality, to sell the soul? This way beauty results a limit in a society that doesn't reward the talent but the representation, at times pathetic, of mediocre characters come to the footlights thanks to a kind of human transaction in which the principle of the " is in force I give if you give ". And the beauty from apparent advantage he changes in hard reality that sets aside the talent. Contaminating the soul. A warning for so many girls that pursue the lights of the footlights losing if same for the espace d' an instant. The work overflows of sensations and of spicy situations and also, sometimes, to the confinements, wisely built, of the nice. All in a prose instructed by the strong Manzoni’s wind.
Sono libera, liberale, libertaria e mancata libertina. RBPrendete uno stadio, poi prendete gli uomini di Rita: stenteranno ad entrarci tutti. La carriera amorosa di Rita Bellacosa comincia alla tenera età di sette anni quando lei, ossia io, m’innamorai di un bambino, Ciccio, con il ciuffo in testa e le lentiggini. Ci fu un bacio : fui io ad avvinghiarmi sul tapino. Alle elementari flirtavo con i miei compagni di gioco, tutti maschi, dei quali ero il leader. Ricordo interi pomeriggi d’estate a correre giocando a indiani e sceriffi; ero il capo indiano e con me gli indiani vincevano sempre, ruolo che alternavo a quello di prima attrice in svolazzante abito giallo in una strampalata compagnia teatrale che avevo messo su. Crebbi e a tredici anni ero una donna fisicamente completa, sebbene piena d’ inibizioni e cominciarono le innocenti avances dei ragazzi. Il primo atto galante fu una proposta di fidanzamento e matrimonio fatta a mio nonno incredulo e divertito, e non fu l’unica. Alle medie ebbi la mia prima scazzottata: due compagni di scuola entrambi innamorati di me si picchiarono in classe a sangue , divisi e sospesi dal mio professore di matematica, nonché vicepreside, mio instancabile ammiratore. In quegli anni avevo un professore d’arte, uno degli uomini più affascinanti che abbia mai incontrato, ora pittore noto, che s’invaghì di me lolitina; anni dopo me lo avrebbe confessato . Mi fece il ritratto e mi cercava continuamente discutendo con me come con un’adulta di amore e di bellezza. Mi sorprese una mattina mentre mi esibivo in una simulazione di spogliarello cantando <>. Mi chiese di rifarlo per lui, che imbarazzo! Un ragazzo grande mi seguiva a scuola e mi diceva parole sconce, ero terrorizzata; si metteva davanti alla scuola tutta la mattina e quando uscivo mi seguiva. Lo dissi a quel professore, il giorno che vedemmo l’eclissi, e lui voleva ucciderlo; lo fermai quella volta, non così quando spezzò il braccio ad un altro compagno che mi girava intorno, e lo difesi davanti a tutta la scuola. Anni dopo il fratello a Parigi si sarebbe innamorato di me. Negli anni seguenti cambiai un ragazzo ogni sera e anche in uno stesso pomeriggio: niente baci né altro con nessuno, solo parole. Capitava che mentre uno spasimante era in casa mia scappassi dall’uscita posteriore di nascosto perché c’era un altro che mi aspettava di sotto. Ho collezionato, innamorata dell’amore, rossori in viso per timidezza, centinaia di corteggiatori e circa quattrocento flirt virtuali che sono stati, con il passare degli anni, man mano che mutavano ambiti geografici, frequentazioni sociali, incontri intellettuali: ragazzi più grandi di me ricchissimi e belli, poveri e brutti, scalcagnati e pazzi, vanesi ed irrisolti, comparse, passanti fugaci, stranieri, attori, giornalisti, produttori , imprenditori, milionari e nullatenenti ; essi duravano nei miei pensieri da 24 ore ad un mese ed io nei loro forse un po’ di più. Tonnellate di uomini, serre di fiori, valanghe di dichiarazioni d’amore e pure la serenata con orchestrina. Cosa mi manca per essere definita una libertina? A nessuno di loro ho dato niente; ho salvaguardato e custodito nel mio cuore il mio capitale d’amore. Problemi, complessi, morale? No, io non ho morale. Ed allora? Un gioco innocente per conoscere la vita senza procurarmi ferite , ora vecchi ricordi cui guardo con tenerezza .
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